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Correlazioni in Medicina



Terapia della malattia di Ménière


L’attacco vertiginoso caratteristico della malattia di Ménière è particolarmente penoso e può durare qualche giorno.
Risolta la fase acuta, si attua una terapia di mantenimento, che si avvale di dieta iposodica ( con particolare attenzione verso i tipi di cibo che possono scatenare la crisi ), norme comportamentali ( astenersi da caffè, alcol e tabacco, evitare lo stress ) e presidi farmacologici.

Nelle forme unilaterali, o comunque quando non vi siano evidenze di origine autoimmune, è indicata in prima istanza la somministrazione di Betaistina ( Vertiserc ), da sola o in associazione con diuretici: il suo utilizzo consente un significativo miglioramento dei sintomi vertiginosi, dell’ipoacusia e del tinnito a breve termine.
Il dosaggio consigliato è di 16 mg t.i.d. ( tre volte al giorno ) per i primi 2 mesi; successivamente può essere ridotto a 16 mg b.i.d ( due volte al giorno ).
Durante il trattamento i pazienti vanno monitorati mensilmente per quanto riguarda la funzione vestibolare e audiologica.

In associazione alla Betaistina, è possibile la somministrazione di diuretici a basso dosaggio: l’associazione di Idroclorotiazide ( 25 mg ) e Triamterene ( 50 mg ) una volta al giorno permette di evitare la deplezione di potassio; è consigliabile monitorare la kaliemia ogni 15 giorni e la pressione arteriosa ogni mese.
Il razionale per l’impiego dei diuretici si basa sull’ipotesi che essi provochino il riassorbimento dell’endolinfa.
Studi a lungo termine, hanno evidenziato il miglioramento dei sintomi vertiginosi nel 79% dei pazienti trattati con diuretici.
Questi risultati vanno però interpretati con prudenza perché potrebbero riflettere la storia naturale della malattia.

Nelle forme bilaterali e nelle condizioni suggestive di origine autoimmune, è consigliata in prima istanza la somministrazione di corticosteroidi ( Prednisone 1 mg/kg/die ) per 5-10 giorni: in caso di risposta positiva il Prednisone viene sospeso lentamente nel corso di 30 giorni; se non vi è risposta la sua somministrazione va rapidamente sospesa. In quest’ultimo caso si passa al trattamento esposto per la forma unilaterale.

I controlli debbono essere trimestrali: al primo controllo è possibile sospendere la terapia se la risposta è completa, mentre, in caso contrario, si continua per altri 3 mesi.
Se dopo 6 mesi la risposta è ancora insoddisfacente, si prende in considerazione la terapia chirurgica ( decompressione del sacco endolinfatico, labirintectomia, neurectomia vestibolare ) o l’ablazione del labirinto mediante iniezioni intratimpatiniche di Gentamicina. ( Xagena2004 )

Passàli D, Trends Med 2004;4:127-138

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